Per colpa di un accento

 Per colpa di un accento

un tale di Santhià

credeva d’essere alla meta

ed era appena a metà.

Per analogo errore

un contadino a Rho

tentava invano di cogliere

le pere da un però.

Non parliamo del dolore

di un signore di Corfú

quando, senza piú accento,

il suo cucú non cantò piú

Il paese degli uomini di zucchero

Giovannino Perdigiorno, viaggiando in elicottero,

arrivò nel paese degli uomini di zucchero.

Dolcissimo paese! E che uomini carini!

Sono bianchi, sono dolci, si misurano a cucchiaini.

Portano nomi soavi: Zolletta, Dolcecuore,

e il loro re si chiama Glucosio il Dolcificatore.

Anche la geografia laggiù è una dolce cosa:

c’è il monte San Dolcino, la città di Vanigliosa.

Ci si mangia pan di miele, si beve acqua caramellata,

si mette la saccarina perfino nell’insalata.

“Ma almeno ce l’avete un pò di sale in zucca? No?

Allora me la batto questo paese mi stucca”.

Il dittatore

Un punto piccoletto,

superbioso e iracondo,

“Dopo di me - gridava -

verrà la fine del mondo!”


Le parole protestarono:

“Ma che grilli ha pel capo?

Si crede un Punto-e-basta,

e non è che un Punto-a-capo”.


Tutto solo a mezza pagina

lo piantarono in asso,

e il mondo continuò

una riga più in basso.

Filastrocca dell’amicizia

Dice un proverbio dei tempi andati

“Meglio soli che male accompagnati”.


Io ne so uno più bello assai:

“In compagnia lontano vai”.


Dice un proverbio, chissà perché:

“Chi fa da solo fa per tre”.


Da questo orecchio io non ci sento:

“Chi ha cento amici fa per cento! ”.


Dice un proverbio ormai da cambiare:

“Chi sta solo non può sbagliare! ”.


Questo, io dico, è una bugia:

“Se siamo tanti si fa allegria! ”

Filastrocca corta e matta

Filastrocca corta e matta,

il porto vuole sposare la porta,

la viola studia il violino,

il mulo dice: – Mio figlio è il mulino -;

la mela dice: – Mio nonno è il melone -;

il matto vuole essere un mattone,

e il più matto della terra

sapete che vuole? Fare la guerra!


Il cielo è di tutti

Qualcuno che la sa lunga

mi spieghi questo mistero:

il cielo è di tutti gli occhi

di ogni occhio è il cielo intero.


È mio, quando lo guardo.

È del vecchio, del bambino,

del re, dell’ortolano,

del poeta, dello spazzino.


Non c’è povero tanto povero

che non ne sia il padrone.

Il coniglio spaurito

ne ha quanto il leone.


Il cielo è di tutti gli occhi,

ed ogni occhio, se vuole,

si prende la luna intera,

le stelle comete, il sole.


Ogni occhio si prende ogni cosa

e non manca mai niente:

chi guarda il cielo per ultimo

non lo trova meno splendente.


Spiegatemi voi dunque,

in prosa od in versetti,

perché il cielo è uno solo

e la terra è tutta a pezzetti.

la felicità

 Vorrei sapere in cosa consiste la felicità e se si può essere felici tutta la vita. Per essere sicuro di non sbagliare a rispondere, sono andato a cercare in un grosso vocabolario la parola “felicità” ed ho trovato che significa “essere pienamente contenti, per sempre e per un lungo tempo”. Ma come si fa ad essere “pienamente contenti”, con tutte le cose brutte che ci sono al mondo, e con tutti gli errori che facciamo anche noi, ogni giorno dell’anno? Ho chiuso il vocabolario e l’ho rimesso in libreria, con molto rispetto perché è un vecchio libro e costa caro, ma ben deciso a non dargli retta.

La felicità dev’essere per forza qualche altra cosa, che non ci costringa ad essere sempre allegri e soddisfatti (e un po’ stupidi) come una gallina che si è riempita il gozzo.

Forse la felicità sta nel fare le cose che possono arricchire la vita di tutti gli uomini; nell’essere in armonia con coloro che vogliono e fanno le cose giuste e necessarie. E allora la felicità non è semplice e facile come una canzonetta: è una lotta. Non la si impara dai libri, ma dalla vita, e non tutti vi riescono: quelli che non si stancano mai di cercare e di lottare e di fare, vi riescono, e credo che possano essere felici per tutta la vita.

Gianni Rodari, Il libro dei perché